UNA DOMANDA MANCATA A MANUELA PAVESI

Manuela Pavesi si racconta, si descrive;

” Ma davvero interessa il mio passato? ”

Chiede lei.

” Io avevo nove zie…. ”

Stupore e interesse.

” …e mi  ricordo come era fatto il mio grembiulino di scuola, lo tengo ancora….”

Qualcuno chiede di ritornare a parlare delle zie.

”  Ma siete sicuri che vi interessa parlare di questo ”

” Si mi ricordo, trovai un tagliandino su un Vogue…da compilare e inviare per lavorare a Vogue Italia”

” Mentre studiavo psicologia all’università e sognavo di iscrivermi alla magistrale a Ginevra, la migliore università di psicologia…”

Ecco si parla di prozie, di vestiti di YSL, di personalità particolari dal punto di vista estetico.

” Io e Miuccia Prada  eravamo vestite uguali quel giorno….”

Si parla delle sue ossessioni per le divise.

” mi piace molto la divisa tracht… c’è un negozietto a Vienna…. ma non sono più come una volta…..”

Arriva il momento delle domande.

Vorrei farne una ma non ho il coraggio, probabilmente interessa solo a me e ci faccio la figuraccia.

Vorrei sapere come quei due anni da tutti trascurati di università, hanno influenzato il suo lavoro, come dall’interiorità studiata a psicologia si passi all’esteriorità della moda…come sarebbe se quel tagliandino non lo avesse mai spedito.

Non faccio questa domanda perchè probabilmente come molte volte mi capità, le mie domande sembrano fuori luogo e poco interessanti.  Quest’ ossessione per quelle che lei chiama “divise”, che sono modi di abbigliarsi che naturalmente lasciano intravedere il ruolo della persona che li indossa, è un modo di analizzare il carattere sociale, di celare e di dichiarare fatti della personalità. Una personalità eclettica e particolare. Parla e fa molte pause, non si riesce a capire se è così o fa così. La moda… più entro nelle viscere di questo mondo e più noto un grosso errore di pensiero e di approccio a quest’ arte, mestiere, fenomeno sociale o come la si vuol chiamare. Nessuno che si interessa alla parte più normale della sua vita, nessuno che si interessa alla Manuela che studia e che sogna un futuro da seria psicologa. Come sarebbe stata Manuela Pavesi psicologa? Io la immagino meno eclettica, una signora che fa meno pause quando parla, che veste una divisa da anonima psicologa, i capelli un po’ rovinati come una vera psicologa, una risata più contenuta. Probabilmente sarebbe stata una dottoressa famosa…la tenacia e l’ambizione, quelle no che non le cambi.

Sembra finita la conferenza c’è spazio per un’ ultima domanda, ma non ho il coraggio di far ascoltare a tutti una risposta che non le appartiene.

Ho visto una famosa personalità di moda, vestita alla moda, pensare alla moda, recitare la moda ed ho immaginato una persona così uguale nella completa contrarietà, vestita di abiti considerati meno cool, come quelli di un’ impegnata luminare di psicologia. Quello che sento, l’errore che trovo in tutto ciò, è l’approcciarsi alla moda con un estremo bisogno di sovvraccaricare e superdichiarare il significato di ciò che di significato non necessita. Le cose troppo autodichiarate possono far pensare alla necessità di mostrarsi più di quello che si è.

Io sono convinto che il bello della moda sia proprio questa utilità marginale quasi impercettibile, dove la moda è vestirsi, è divertimento, è sentirsi appropriati ( o non appropriati), è espressione di quello che si è. Fashion for Fashion’s sake.

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